Vi sono alcuni studi che purtroppo risentono dell’ideologia dello studioso. Addirittura c’è chi invece di cercare delle risposte a delle domande, cerca delle domande alle sue risposte. È il caso del Dott. Richard Lynn, docente emerito di psicologia all'università dell'Ulster a Coleraine, in Irlanda del Nord. Qualche tempo fa, questo “simpatico” vecchietto ha pubblicato sulla rivista “Intelligence” un suo studio secondo il quale i meridionali sarebbero meno intelligenti dei settentrionali. Ciò spiegherebbe, secondo il buon vecchio Lynn, il perché il meridione è meno sviluppato del nord. Stando ai dati in possesso del Dott. Lynn, mentre nel nord Italia il quoziente intellettivo è pari a quello di altri paesi dell'Europa centrale e settentrionale, più si va verso sud più il coefficiente si abbassa. Le cause sarebbero da ricercare nella mescolanza genetica con popolazioni del Medio Oriente e del nord Africa. Mi viene da pensare: ma siamo sicuri che Mengele sia davvero morto? A parte le facili battute, vorrei analizzare i gravi errori di metodo di cui lo studio in questione abbonda. Innanzitutto i modelli teorici di cui Lynn si è servito sono al quanto antiquati (non a caso ho citato Mengele) oltre che falsi e quindi non scientifici. Mi mancano i dati sulla composizione del campione su cui ha condotto lo studio (ammesso esista un campione ) quindi non posso dire nulla per quanto riguarda l’effettiva rappresentatività di quest’ultimo. Voglio però porre l’accento su un aspetto che ritengo fondamentale per il rigore scientifico con cui questo studio andava condotto. Ammettiamo che effettivamente nel campione preso in esame risulti che le persone con un Quoziente intellettivo abbiano una maggiore presenza al nord che al sud, il Dottor Lynn ha evidentemente mancato di considerare i flussi migratori dal sud Italia verso nord. Tali flussi incidono anche sulle differenze socio economiche che si vengono a creare tra nord e sud. Negli anni 50, con il boom economico durante il quale l’Italia passo da paese a prevalenza agricola a paese fortemente industrializzato, moltissimi meridionali migrarono al nord per prestare la loro forza lavoro ad aziende come la Fiat e tante altre. Questi meridionali si sono stabiliti lì ed hanno messo su famiglia. I figli di questi immigrati sono quelli che oggi, stando sempre alle affermazioni di Lynn, hanno un QI maggiore rispetto ai meridionali, ma Lynn non considera, a torto e per gli errori di metodo già citati, come meridionali. Altro aspetto da considerare: è probabile che persone con un livello d’istruzione medio alto siano costrette ad emigrare verso nord trovare un lavoro coerente con i loro studi e competenze. Quindi, il campione di Lynn, evidentemente basato solo sulla collocazione geografica dei soggetti, erroneamente considera settentrionali persone che in realtà non lo sono. Nella considerazione di Lynn, secondo la quale il sud è meno sviluppato del nord, il caro dottore, dimentica di considerare importanti condizioni ambientali, due su tutte: decenni di mala politica e criminalità organizzata. Queste due spade di Damocle rappresentano un forte freno allo sviluppo sia sociale che economico del sud. Ciò comporta che le precedentemente citate persone con titolo di studio medio alto emigrano non avendo sbocchi lavorativi al sud, mentre le persone con bassa istruzione restano nel meridione perché comunque inadatte all’attuale mercato del lavoro. Resta lo sgomento per come un professore emerito commetta simili dilettantistici errori di metodo.
Vincenzo Borriello
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