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Lettori fissi

lunedì 31 maggio 2010

Oggi 1° Giornata nazionale CONTRO L'EDITORIA A PAGAMENTO

Oggi è la 1^ giornata nazionale contro l'editoria a pagamento. Partecipate tutti condividendo questo messaggio.Molti editori pretendono che gli autori paghino 1500/3000 euro per pubblicare un libro, indipendentemente dalla qualità del testo.Questo comporta che per essere scrittori non conta il talento,ma la disponibilità economica in barba all'arte ed alla meritocrazia

É ora di dire basta all'arroganza d'Israele


Attaccare una nave con a bordo aiuti umanitari, per di più in acque internazionali, oltre che essere un atto criminale, evidenzia l'arroganza e la "pretesa" d'impunità dello stato d'Israele. Uno stato ed un governo che pretende che tutto gli sia permesso in virtù della tragedia dell'olocausto vissuta dal poplo ebraico. Mi chiedo, per quanto tempo ancora il mondo dovrà chiedere, implorare perdono per quell'immane tragedia? Essere stati vittime non giustifica però, il diventare carnefici, ed il diritto alla difesa non deve diventare un alibi per i crimini di cui anche Israele si è macchiato e continua a macchiarsi, con la complicità, di una certa parte politica degli USA che più volte ha preferito chiudere un occhio. Se oggi questa notizia, fa più scalpore, più rumore di altri attacchi indiscriminati da parte dei soldati Israeliani, è solo perchè a bordo della nave assaltata c'erano persone di diversa nazionalità, ma non vanno dimenticati i raid verificatisi sul suolo palestinese e di cui si tende a far cadere nell'oblio dopo poche ore. Se Israele oggi, si comporta con tale arroganza, è anche colpa dei governi occidentali, troppo permissivi nei suoi confronti, a causa forse dei sensi di colpa generati dai crimini nazisti; ma se così è, gli stessi governi dovranno sentirsi in colpa per aver fatto in modo che si creassero le condizioni per la "costruzione sociale del martire". Israele si giustifica dicendo che c'erano armi a bordo, certo una volta assaltata la nave, specie se si tratta di un assalto premeditato,non sarà stato difficile per l'esperto esercito, o meglio per l'esperta marina israeliana piazzare armi a bordo. La comunità inbternazionale deve dare un segnale forte, lo deve dare sopratutto ai popoli arabi, sanzionando pesantemente Israele e metterlo difronte alle sue responsabilità. Va processato chi ha compiuto l'atto pratico dell'attacco, ma sopratutto chi ha dato l'ordine di compiere simile massacro. Tali misure vanno prese anche per evitare che qualcuno decida di farsi giustizia da solo,e per giustizia da solo intendo attacchi kamikaze, perchè anche se si trattava di un convoglio internazionale, chi è votato al martirio, chi è votato alla jihad, chi vive l'oppressione d'Israele in prima persona, vede questo atto, come un attacco diretto al popolo di Palestina. Del resto, Hamas non ha perso tempo a chiedere agli arabi e musulmani di tutto il mondo di mobilitarsi. Lo stesso Ahmadinejad ha definito l'azione militare israeliana, disumana, e potete starne certi, lui di disumanità se ne intende. La comunità internazionale deve avere il coraggio di cambiare atteggiamento verso Israele, abbandonare questo assurdo permessivismo che ha fatto crescere la prepotenza e l'arroganza di questo stato nel corso degli anni. Israele, come tutti, paghi per i crimini commessi. Vincenzo Borriello (riportare il link in caso di riproduzione)

sabato 29 maggio 2010

Intervista a Vincenzo Borriello su Mushroom

Una nuova intervista per questo sabato. Risponde Vincenzo Borriello, Autore per i tipi della casa editrice Aurea con il romanzo L'uomo che amava dipingere.

(Si ringrazia Marco Mazzanti per l'intervista che potete leggere anche qui)

1 - Cominciamo con le
presentazioni: chi è Vincenzo
Borriello?

Innanzitutto
grazie per l’intervista. Potrei risponderti banalmente,oltre che in modo
scontato e dirti che Vincenzo è un ragazzo come tanti. Così non è. Odio
l’omologazione e l’appiattimento della personalità. Vincenzo è uno che ama
andare “contro”, sarcastico, polemico che difende a spada tratta le sue idee
anche a costo di pagarne le conseguenze. Questo non vuol dire che sia un ottuso
che usa le sue idee, le sue convinzioni come paraocchi. I dogmi li lascio
volentieri ad altri…che altro dire, sono un fan dell’heavy metal, mi piace sia
ascoltarlo che suonarlo. Come lettore invece molti mi considererebbero “noioso”
o quantomeno considererebbero tali le mie letture. Leggo per lo più saggi, roba
di geopolitica, sociologia…m’interesso anche di argomenti inerenti la
psicologia



2 - Vincenzo Borriello,
autore de L'uomo che amava dipingere, Aurea Edizioni (2010). Un libro
fresco fresco di stampa, che parla di contrasti, lotta contro l'integralismo
religioso, false illusioni e condanne sociali. Presentiamolo ai lettori.

Il libro, che ho definito un romanzo “sociale”, narra delle vicende di Yassir, un
giovane pittore di Teheran. Un artista che vive per la pittura e che vede
l’arte come un ideale, un modo di essere oltre che una forma d’espressione. Un
giorno però alla porta di casa sua bussa la polizia. È accusato di aver
trasgredito la legge sulla “pubblica morale”. Nello specifico, l’accusa è di
aver prodotto materiale pornografico. Il suo “crimine” è stato quello di aver
dipinto una donna nuda. Una legge che effettivamente esiste in Iran e risale al
2007. Grosso modo il provvedimento recita cosi: “Chi sia implicato nella produzione di materiale porno sarà considerato un corrotto della terra". Oltre a questo reato, grazie ad un altro
personaggio, Omar, che Yassir conoscerà in prigione, ho avuto la possibilità di
denunciare un’altra violazione dei più elementari diritti umani. Omar è
detenuto perché è un omosessuale. Così come il “crimine” commesso da Yassir,
anche per i casi di omosessualità in Iran è prevista la pena di morte per
impiccagione…non un impiccagione classica, da quelle parti preferiscono
appendere le persone per il collo issandole con le gru. Non si tratta mai di
esecuzioni singole, ma di gruppi di persone, in piazza di modo che tutti
possano vedere.




3 - Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro? Qual è stato il percorso che ti
ha portato a scegliere l'Iran come scenario principale della vicenda?

Sono stato spinto a scrivere questo libro, dopo aver visto un reportage su alcuni
giovani iraniani. Tra questi vi era anche un pittore che effettivamente ha
avuto guai con la giustizia per aver dipinto un quadro considerato sconcio
dalle autorità. Fortunatamente alla fine questo pittore se l’è cavata pagando
una forte multa. Di conseguenza è stato naturale ambientare la storia in Iran.
Qui finiscono le analogie con Yassir.




4 - Cos'è per te la scrittura e qual è il rapporto con i tuoi personaggi?

La scrittura, ma l’arte in generale, è per me una valvola di sfogo oltre che una
forma di espressione. Che scriva o che suoni (suono chitarra e batteria) è un
modo per liberarmi dello schifo interiore…ecco creare lo paragonerei al
vomitare. Dopo che si vomita ci si sente meglio, poi se vogliamo usare termini più
eleganti,potrei dirti che è un modo per liberarsi delle negatività ma alla fine
il senso non cambia. Per quanto riguarda il mio rapporto con i personaggi, di
certo in Yassir c’è una parte di me, almeno per quanto riguarda il suo essere
anticonformista, mentre gli altri personaggi sono figli del mio modo di vedere
il mondo, ed attraverso di essi cerco di dire cosa per me non va.




5 - In un articolo di cui sei autore, inserito nel tuo blog di myspace, parli
del ruolo determinante, in senso negativo, dei media e in particolare della TV,
costretta in un circolo che oserei dire vizioso, regolato da esigente di
editoriali, quindi di mercato, che dipingono per noi Occidentali il mondo arabo
secondo i suoi stereotipi più classici: barbe lunghe, grida alla vendetta,
folle di fedeli inchinati...
Tutto questo, mi è parso di capire, riassunto in una parola: etnocentrismo…

L’etnocentrismo esisterebbe anche senza certi pennivendoli, credo che anche per il più grande
antropologo sarebbe difficile spogliarsi al 100% del suo etnocentrismo, di
certo però i suddetti pennivendoli aiutano ad incrementare questo
etnocentrismo. A tanti giornali non interessa fare informazione (in Italia
abbiamo tanti esempi di squallidi servi del padrone). Molti giornali e TV altro
non sono che espressione degli interessi degli editori che sono dietro essi.
Editori che hanno interessi, oltre che politici, economici in diversi settori,
incluso il settore delle armi. Per esempio, come a suo tempo fece notare Congiu
in “Informazione e disinformazione di guerra”,
la General Electric, proprietaria della rete televisiva NBC, e
in partnership col colosso informatico Microsoft, in possesso del network
satellitare MSNBC, è anche una delle maggiori società appaltatrici militari.
Purtroppo sembra che le persone assorbano acriticamente qualsiasi informazione
esca dalla scatola luminosa. La Tv è il nuovo vangelo, produce dei modelli, delle categorie di pensiero funzionali al potere costituito e ce li cuce addosso come abiti Lo stereotipo del
musulmano che minaccia l’occidente, fa incassare milioni a questi gruppi
editoriali, la guerra diventa un prodotto per il mercato dell’immaginario
popolare. Se questo da un lato fa arricchire ancora di più i gruppi editoriali,
dall’altro produce intolleranza da parte degli occidentali verso le persone
dell’area Arabo- Persiana. Probabilmente noi oggi, meno di ieri, non siamo in
grado di “esperire l’altro” o quantomeno
abbiamo serie difficoltà nel farlo.



6 - Una domanda ora che mi preme sempre rivolgere ai miei intervistati, perché
tengo molto a sapere cosa ne pensino.
Dunque: si sente spesso dire - è ormai un luogo comune consolidatosi da anni
anche all'estero! - che in Italia si legge poco, ma che di contro si scriva
tanto. Non si sembra un paradosso?

Mah! Un paradosso forse solo fino a un certo punto…che in Italia si legga poco è un
dato di fatto, ci sono elementi statistici che lo dimostrano. Probabilmente se
si escludessero da questi dati, gli autori “costretti” a comprare 150/300 copie
dei propri libri, risulterebbero ancora meno lettori. Mi chiedo, come mai, se
ci sono pochi lettori, abbiamo centinaia di editori? Ti parlo di editori che
nonostante piangano perché dicono che il mercato è in crisi, continuano ad
essere li a stampare libri su libri. Io una mezza idea ce l’ho!



7 - Leggendo nei forum gestiti da autori emergenti, il profano
apprende che l'Italia è piena di case editrici che chiedono contributi:
molte se ne infischiano di curare l'editing, altre, in alcuni casi, no; ma
anche di case editrici che finanziano di propria tasca i loro autori, ma che
poi incontrano grandi difficoltà per promuovere e diffondere il proprio
catalogo. Dei grandi marchi, manco a parlarne: si parte giù prevenuti,
convinti di non ricevere un riscontro. Da autore esordiente, quale sentiero
ritieni essere il più sicuro nella fitta giungla editoriale? Quali consigli
daresti, inoltre, a chi coltivi il sogno di vedere pubblicata una propria
opera?

Il primo consiglio che mi sento di dare è mai, e sottolineo mai, pagare per
pubblicare il proprio libro. Sicuramente tra gli editori che chiedono un
contributo (che poi 2000,00/ 3000,00 euro più che un contributo è una somma
sufficiente a coprire tutti i costi ed a ricavare anche un guadagno) ci sarà
chi svolgerà bene il suo lavoro, ma la maggior parte una volta intascati i
soldi se ne fregherà dell’autore e del suo libro. Molti autori si fanno
prendere troppo dalla fretta secondo me… la prima proposta contrattuale che
ricevono, che statisticamente è sempre a pagamento, (chissà perché gli autori
che chiedono contributi sono sempre più rapidi nella selezione delle opere
rispetto agli editori che non chiedono soldi) l’accettano. State calmi, una
proposta potrebbe arrivarvi anche dopo un anno e se non dovesse arrivare
pazienza, forse il libro non era valido, forse siete stati sfortunati, magari
l’editore in questione ha gia programmato la pubblicazione di libri per i
prossimi due anni. State certi però che se siete disposti a pagare, vi
pubblicano anche la lista della spesa


8 - Progetti in campo?
Al momento ho pronto un nuovo libro, ma non so né quando né se sarà pubblicato, ma non ho
nessuna fretta anche perché ora devo promuovere L’uomo che amava dipingere. Si
tratta di un thriller comunque. Sto scrivendo in questi giorni un romanzo
nuovo, ma per quest’ultimo è davvero troppo prematuro parlarne. Posso solo dire
che uno degli elementi fondamentali del librò sarà uno specchio. Ti ringrazio
per l’intervista, saluto te ed i lettori del tuo sito

venerdì 28 maggio 2010

Aggiornamenti sul libro in lavorazione di Vincenzo Borriello

Sto lavorando al mio nuovo libro.La stesura è a buon punto e non vedo l'ora di iniziare a spedirlo in giro per i vari
editori.Spero solo di non farmi prendere troppo dalla fretta di finire. É come quando ti trovi su di un rettilineo per lo sprint finale desideroso di tagliare quanto prima il traguardo

Berlusconi gioca allo scarica barile


La difesa della manovra da 24 miliardi varata dal governo per fronteggiare la crisi, da parte di Berlusconi, si trasforma in modo del tutto fuori luogo, in un nuovo spot pubblicitario a propio uso e consumo. Gioca allo scaricabarile il premier che ha ragione quando dice che la crisi è stata provocata dalle speculazioni, e sarebbe il caso di chiarire quanto prima le posizioni di Verdini, Scajola, Bertolaso e company volendoci limitare alla crisi Italiana. Scade in una ridicola propaganda quando incolpa la sinistra ed i govenni passati degli anni 80 per la disastrosa situazione economica del nostro paese. Sia chiaro, la sinsitra avrà sicuramente delle colpe, così come i governi della vecchia Repubblica, di cui ricordo al premier ne ha fatto parte un certo Bettino Craxi, suo caro amico. É un po come se Berlusconi volesse dire (e lo dice) "prima di me il nulla". L'Italia, ancor di più in questo difficile periodo, non ha bisogno delle autocelebrazioni del premier, non è così che si esce da questo fango in cui ci siamo impantanati. Parla dell'evasione fiscale al sud il premier, come se nel nord Italia, dove sono concentrate il maggior numero di aziende e professionisti e yacht, ci fossero tutti bravi cittadini, ma si sà, il tributo alla lega va sempre pagato, ad ogni occasione. Poco importa se Bossi "minacci" la guerra civile se si tocca la provincia di Bergamo. Veniamo appunto all'eliminazione delle province, perchè questo aspetto mi pare fosse uno dei punti del programma di governo insieme alla riduzione dei parlamentari. Quale occasione migliore di questa per eliminare tutte le province?Si è scelta una strada diversa, quella di un taglio parziale invece di un taglio netto, il che rende chiaro che il governo, forse per un dictat della lega, non eliminerà mai tutte le province con conseguente ulteriore sperpero di denaro per garantire le poltrone a qualcuno. Che dire del taglio (simbolico) degli stipendi dei parlamentari, che sia inteso, non è certamente il compenso di questi signori che incide significativamente sulla crisi.Una misura adeguata sarebbe stata tagliare si oggi del 5% gli stipendi, ma andava inserita una norma che prevedeva il taglio di almeno il 40% sugli stipendi dei parlamentari per la prossima legislatura, che visto sopratutto il diffuso assenteismo, sarebbe anche poco. Vorrei tornare ancora una volta sull'evasione fiscale e vorrei che qualcuno mi spiegasse, cosa vuol dire, quando s'inserisce in una manovra finanziaria, la voce "LOTTA ALL'EVASIONE FISCALE"? in termini concreti, e per concreti parlo di soldi recuperati, cosa vuol dire?Quale somma di denaro entrerà con certezza matematica, e ripeto matematica, nelle casse dello stato? Sopratutto quale risorse sono e saranno impiegate per questa lotta contro l'evasione?Vorrei lanciare un'idea, o se preferite una provocazione. Se i circa 6,3 miliardi destinati alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina ( che vista la situazione non so che fine farà il progetto), fossero destinati a finanziare la lotta all'evasione fiscale, non si avrebbe, alla lunga, un ritorno economico significativo? Aggiungo un ultima cosa, tra i tagli che andrebbero fatti, bisognerebbe includere la cancellazione di tutti gli eventi quali parate militari,esibizioni delle frecce tricolore, feste della polizia, carabinieri ecc. Che all'atto pratico non servono a nulla a parte bruciare soldi pubblici

Vincenzo Borriello
(per la riproduzione riportare il link)

lunedì 24 maggio 2010

IN CAMPANIA MIGLIAIA DI FAMIGLIE ED IMPRESE SONO VITTIME DI USURAI


Stando a una recente ricerca commissionata dall’associazione contribuenti italiani, in Campania sono vittime dell’usura 145.000 famiglie e 185.000 imprese. Ma è utile alla comprensione del fenomeno comparare i dati della ricerca commissionata dall’Associazione contribuenti con i risultati di una ricerca ISTAT sui redditi nel nostro paese. Analizziamo prima i dati relativi alle vittime di usura distribuiti per regione: al primo posto la Sicilia con 238.000 famiglie e 266.000 imprese, seguita dalla Campania con 145.000 famiglie e 185.000 imprese, Puglia con 43.000 famiglie e 64.000 imprese, Calabria con 36.000 famiglie e 52.000 imprese, Basilicata con 12.000 famiglie e 13.000 imprese, chiude la classifica il Molise con 1.100 famiglie e 1.200 imprese. Adesso analizziamo i dati forniti dall’ ISTAT sulla distribuzione del reddito: la percentuale di popolazione a basso reddito nel Paese si attesta al 18,4%, sulla base di valori del 2006; l'incidenza risulta massima in Sicilia (41,2%), Campania (36,8%) e Calabria (36,4%). All'opposto, i valori meno elevati si registrano in Valle d'Aosta (6,8%) e nelle province autonome di Bolzano (6,6%) e Trento (3,8%). Ora tralasciando i tecnicismi, in quanto per una corretta comparazione andrebbero riportati in percentuale anche i dati relativi all’usura, è facile notare che vi è una corrispondenza tra basso reddito e ricorso agli usurai. Infatti non è un caso che in entrambe le classifiche troviamo ai primi due posti Sicilia e Campania, con una leggera differenza per la Calabria che nella ricerca sulle vittime dell’usura occupa il quarto posto, mentre nella ricerca sulla distribuzione del reddito occupa il terzo posto. Questo ci dice che l’attuale crisi economica aumenta il rischio che sempre più persone cadano nella rete degli strozzini, di cui gli alleati involontari sono le banche che, ancor di più oggi, sono restie alla elargizione di credito. Va comunque detto che l’errore di base è sempre di chi si rivolge all’usuraio di turno. Pensare di poter risolvere le proprie difficoltà finanziarie rivolgendosi a questi loschi figuri è un errore che, al di là di tutta la comprensione, non può essere giustificato, perché se un prestito da parte di un usuraio, li per li può sembrare l’unico modo per salvare per esempio la propria attività commerciale, in realtà ne decreterà la sua inesorabile fine. Ma chi è l’usuraio? Si è portati a credere che l’usuraio sia il delinquente comune, il camorrista, e certo è anche questo, ma spesso gli usurai possono essere persone insospettabili come commercianti, commercialisti, professionisti. Dicevamo dei camorristi, la camorra (o mafia) usa l’usura per fini diversi da quelli dei professionisti citati in precedenza. La camorra attraverso il prestito di denaro, non mira tanto alle pur considerevoli cifre ricavate dagli interessi. La riscossione dell’interesse usuraio per la camorra non è un fine, ma bensì un mezzo per il controllo e l’acquisizione di una determinata ditta. In questo modo l’usura diventa un modo per riciclare denaro sporco permettendo alla camorra di estendere il proprio controllo sul mondo economico . Questo controllo causa dei condizionamenti che trascendono dal rapporto vittima – usuraio, in quanto a risentirne è il sistema economico che ne risulta alterato nelle sue regole e dinamiche di funzionamento. Infatti essendo insostenibili i tassi di interesse per l’azienda vittima degli usurai, viene meno la condizione di parità ( regola fondamentale del mercato) fra questa ultima e le altre che operano sul mercato. Inoltre gli imprenditori sottoposti a condizionamenti criminali perdono la motivazione a investire e a rischiare, a scapito delle possibilità di sviluppo e di benessere per tutta la collettività. Questo ci fa capire ancora di più quanto il fenomeno dell’usura sia un problema sociale che in un modo o nell’altro, in maniera diretta o indiretta, investe tutti noi. Certamente questa è una delle cause, se non la causa, delle disparità economiche tra sud e nord Italia. Ma come difendersi dall’usura? Innanzitutto evitare di rivolgerci a chi ci offre prestiti con procedure rapide. Diffidare assolutamente se un dipendente della banca che ci ha rifiutato il prestito ci indica altre persone a cui rivolgerci. Episodi del genere vanno denunciati alle autorità competenti. La legge antiusura prevede una sanzione penale per chi, nell’esercizio di un’attività bancaria, indirizza un cliente verso un soggetto non abilitato all’attività finanziaria. Quando ci rivolgiamo a una finanziaria, assicuriamoci che sia abilitata ad esercitare il credito. C’è una legge che obbliga ad essere iscritti in un apposito elenco e questa condizione deve essere pubblicizzata. Quest’obbligo vale anche per chi esercita l’attività di mediazione o di consulenza finanziaria. Ma se si è gia caduti nella trappola dell’usura allora l’unico modo per uscirne è denunciare gli strozzini. L’usura è un reato che può essere efficacemente contrastato solo con la collaborazione di chi ne è vittima. Negli ultimi anni sono nate varie iniziative di solidarietà nei confronti di chi è vittima d’usura: le fondazioni antiusura nate su iniziativa del mondo religioso hanno costituito dei "fondi rischio" per garantire l’elargizione di prestiti a chi potrebbe ricorrere all’usura, l’associazionismo laico ha dato vita agli ambulatori antiusura che, avvalendosi dell’apporto volontario di professionisti , offrono solidarietà e consulenza professionale indirizzate a favorire il reinserimento degli usurati nell’economia e nella normale vita civile. Inoltre lo Stato ha istituito due fondi. Il Fondo di solidarietà attraverso il quale lo Stato offre un prestito, a tasso zero, da restituire in cinque anni, pari agli interessi usurai che sono stati pagati e, in alcuni particolari casi, aiuta a risanare l’ammanco per il mancato guadagno e il deprezzamento del valore dell’azienda di chi è stato vittima d’usura. Questa provvidenza può essere richiesta solo dalle vittime che svolgono un’attività economica. Poi c’è Il Fondo di prevenzione, attraverso il quale lo Stato offre dei finanziamenti alle fondazioni antiusura affinché, dopo una adeguata e approfondita valutazione, possano offrire una garanzia agli istituti di credito fino alla copertura dell’intero rischio. In conclusione sentiamo il dovere di ripetere ancora una volta che l’unico modo per uscire dall’inferno dell’usura è denunciare gli strozzini.


Vincenzo Borriello

(In caso di riproduzione riportare il link)

sabato 22 maggio 2010

Intercettazioni:La strategia "terroristica" del governo


Negli ultimi tempi si sente tanto parlare di quella che è stata ormai ribattezzata legge bavaglio. Si è detto tutto quello che si poteva dire. Eviterò dunque di parlare degli aspetti tecnici della legge e di entrare quindi nel merito, per porrè l'accento su di un altro aspetto della questione decisamente più subdolo, e quindi per questo, forse più pericoloso. Seguendo i vari dibattiti televisivi e letto ed ascoltato le dichiarazioni di molti esponenti del governo è emerso il chiaro tentativo di far passare un messaggio al quanto inesatto. Non esiterei a definirlo un atto di puro terrorismo. Il messaggio che scientificamente, sapientemente e sopratutto subdolamente, che si vuol far passare è quello secondo il quale attualmente gli italiani tutti possono essere intercettati e, di conseguenza spiati e successivamente le conversazioni sbattute in prima pagina sui giornali. Per rafforzare quanto appena detto pongo di seguito una vecchia dichiarazione risalente al 12 giugno scorso, del capogruppo PDL Cicchitto che afferma «La linea comune - ha aggiunto - e' evitare che gli italiani che non c'entrano niente si vedano pubblicata la loro vita privata sui giornali.»
Dichiarazioni simili a questa vengono puntualmente rilasciate dagli esponenti del centro destra ogni volta che si affronta il tema intercettazioni/libertà di stampa. Se per un anno e più, gli uomini di governo ripetono sempre la stessa identica cantilena, nel tentativo di fare un lavaggio del cervello, diventa evidente la strategia di comunicazione terroristica studiata ed attuata dal centro destra. La gente che ha paura, è più facilmente manovrabile, malleabile, questo lo sa bene il governo. É una naturale conseguenza, arrivati a questo punto, leggere deliranti messaggi lasciati sulla pagina facebook di Maurizio Lupi, da parte di quello che è, evidentemente, un suo sostenitore che afferma:
«Le intercettazioni sono una vergogna in mano ai comunisti. E non è nemmeno deontologicamente corretto usarle sono capaci tutti di fare investigazioni ed acciuffare i delinquenti utilizzando le intercettazioni, è una partita ad armi impari. è come se in guerra si utilizzassero da una parte i fucili dall'altra l'arco con le frecce, vi sembra uguale?»
Trovo paurosamente e pericolosamente scorretto un governo, che volutamente, attraverso giochi di parole e fini inesattezze studiate ad opera d'arte, informa male i cittadini allo scopo di trarne vantaggi personali. Qualcuno dovrebbe informare la casalinga di Voghera che nessun giudice disporrà di intercettare le sue conversazioni telefoniche, e tantomeno ci sarà nessun giornale, neanche il più "gossipparo" interessato a pubblicare le sue chiacchiere telefoniche. Certo, se poi la casalinga di voghera è solita frequentare qualche villa in sardegna per arrotondare lo stipendio del marito, il discorso cambia, ma tutti gli altri italiani possono stare tranquilli, nessuno interceterà le loro conversazioni nonostante il nostro governo si ostini a farci credere il contrario

Vincenzo Borriello
(per la riproduzione, riportare il link del blog)

venerdì 21 maggio 2010

Ai signori del ministero della Giustizia che visitano il mio blog

Questo post è dedicato al ministero della Giustizia, che a quanto pare non ha niente di meglio da fare che investire i soldi pubblici e risorse per controllare il mio blog. Infatti il giorno 21.5 alle ore 12.49 ho ricevuto la visita da qualcuno del ministero. Come me ne sono accorto? Controllando gli ultimi accessi c'era scritto, tra gli altri,
21.05.10 12:49:59
Ministero della giustizia- dip.org.gi.. Italia (IP) 89.119.2xxxx
Da una rapida ricerca su google ho scoperto che altri blog hanno ricevuto queste (s)gradite visite. Inutile dire che non si tratta di blog che parlano di taglio e cucito. Che dire, mi auguro che questi signori del ministero abbiano trovato i miei post interessanti. Consiglio vivamente, inoltre, a lor signori di comprare il mio libro "L'uomo che amava dipingere", infatti tra le sue pagine c'è un codice attraverso il quale, decodificandolo, sarà possibile scoprire i miei loschi piani. Mi raccomando però, per decifrare il codice è necessario comprare diverse centinaia di copie, quindi se ci tenete davvero alla sicurezza nazionale, mano al portafogli.

giovedì 20 maggio 2010

La liturgia" della retorica nazional guerrafondaia

Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio. Due nomi che oggi sono sulla bocca di tutti, ma che domani, come è successoo per tanti, troppi, prima di loro, saranno soltanto parte di dati statistici sulla perdite avute durante la missione militare in Afganistam o magari altre due nomi da inserire su quelle interminabili liste che si possono leggere sui monumenti ai caduti. Adesso è il momento della retorica, come sempre accade in questi casi. Picchetti d'onore, drappi tricolore, folle commosse, politici in prima fila. Tutti elementi tipici della "liturgia" della retorica nazional guerrafondaia. Inutile negaro, il copione è sempre lo stesso dove gli attori principali di questa farsa conoscono bene tutte le battute che da bravi protagonisti recitano a dovere; ed è solo per giustificare l'assurdità della morte di giovani vite che si tirano in ballo storielle come "Hanno scelto di vivere per gli altri", "sono morti per la democrazia e la libertà del popolo Afgano", "Sono morti per la patria". Non me ne vogliano i parenti delle vittime, ma alla base di certe scelte di vita c'è una sola motivazione: il lauto stipendio, il posto fisso. Non si spiegherebbe altrimenti perchè il più alto tributo di sangue in queste missioni militari, è pagato dal meridione d'Italia, dove la disoccupazione è più forte. Non è l'amore per la patria o un innato senso altruistico che ti porta ascegliere di arruolarti, ma solo l'istinto di sopravvivenza, la mancanza di opportunità, la mancanza di prospettive. Sento spesso l'on La Russa eloggiare, difendere i militari. Mi piacerebbe chiedere però all'On. La Russa se ha svolto il servizio militare, e ancora di più mi piacerebbe chiedergli perchè non ha scelto di fare la carriera nell'esercito, visto il suo amore per quest'ultimo. Mi chiedo un'altra cosa: perchè non c'è suo figlio in Afganistan, o magari in Irak...troppo pericoloso per lui?Non ama abbastanza la patria e la democrazia? Oppure, magari non ha bisogno di soldi? Bossi ha detto a proposito della missione in Afganistan, che ricordo dura dal 2001, e dove c'erano macerie, adesso ce ne sono il doppio, dove sono aumentati i morti tra i civili e ancora, dove le donne continuano ad andare in giro con il volto coperto, quando ad inizio della missione, qualcuno disse di andare li affinchè le donne potessero essere libere di girare con il volto scoperto; come se noi fossimo così stupidi da credere che si da il via ad una guarra, con quello che costa, per togliere il velo alle donne.Dicevo di Bossi: "Purtroppo è necessaria e da confermare. Il terrorismo se non lo sblocchi dove nasce, si espande".Inostri politici, dimostrano di non conoscere affatto certi fenomeni o peggio, fanno finta di non volerlo capire. Il terrorismo è principalmente una risposta all’occupazione straniera. Quello che sta emergendo in questi anni, a seguito della costante occupazione militare in Medio – oriente, da parte di truppe occidentali, è il formarsi di una nuova generazione di combattenti pronti a tutto pur di liberare le loro terre da quelli che da loro sono visti come invasori. Questo significa che i tentativi di eliminare la generazione attuale di terroristi, attraverso un massiccio intervento militare, o volendolo chiamare per quello che è, ossia una guerra sanguinosa, oltretutto illegittima, non solo non ha risolto il “problema, ma lo ha aggravato alimentando la rabbia, la voglia di vendetta, e perché no, la voglia di “giustizia”, da parte di nuove generazioni di combattenti che hanno visto le loro case distrutte dalle bombe, il loro popolo ridotto alla fame, fratelli, genitori, figli, amici uccisi dalle “democratiche bombe”. La strategia statunitense per sconfiggere il terrorismo, ha ottenuto l’effetto contrario, il suo moltiplicarsi. “ I cinque paesi musulmani che hanno la maggiore popolazione fondamentalista, ma dove gli Stati Uniti non sono presenti con il loro esercito, hanno fornito al Al Qaeda un terrorista ogni 71 milioni di abitanti; i paesi del Golfo Persico, invece, dove le forze militari americane sono presenti,hanno fornito ad Al Qaeda un terrorista ogni milione di abitanti, cioè 70 volte in più. La presenza di decine di migliaia di soldati americani nella penisola arabica dal 1990 al 2001, ha reso gli attentati suicidi di Al Qaeda contro gli americani, incluso l’ 11/9, da cinque a venti volte più probabili; quindi, più le truppe americane resteranno in Iraq, e nel Golfo Persico in generale, maggiore sarà il rischio di un altro 11/9”. (Pape, Morire per vincere, 2007, p 301)È un dato di fatto che c’è stato un incremento degli attacchi suicidi in seguito alle occupazioni militari dell’ Afghanistan prima, e dell’Iraq dopo. In particolare per questo ultimo “ La resistenza all’occupazione americana è cresciuta in modo costante dall’aprile 2003 fino ad oggi. Gli Stai Uniti uccidono una media di 2.000 ribelli ogni mese, ma il numero degli insorti è aumentato da circa 5.000 combattenti nell’aprile del 2003 a 18.000 nel gennaio del 2005. La stragrande maggioranza di questi insorti è costituita da iracheni e il loro numero è andato crescendo assieme al favore popolare per il ritiro americano. Il terrorismo suicida è stato inoltre, l’arma più utilizzata. Prima dell’aprile 2003, l’Iraq non aveva mai conosciuto un solo attentato suicida nella sua storia. Da allora in poi, la traiettoria è stata ascendente: 20 attentati suicida nel 2003, oltre 50 nel 2004”. (Pape , Morire per vincere, 2007, pp 304, 305) Quanto detto fino ad ora mi legittima ad affermare che esiste una correlazione tra la presenza militare occidentale nei paesi arabi e gli attentati terroristici

Vincenzo Borriello
(in caso di riproduzione aggiungere il link)

martedì 11 maggio 2010

Il bullismo della polizia: Stefano Gugliotta ultima vittima di una lunga serie


Per dire certe cose ci vuole coraggio, ed in questo paese ci sono due cose contro le quali, pare, non si possa parlare: il papa e la polizia. A me non importa, io parlo contro il papa ed oggi in particolare parlo contro la polizia (o carabinieri che siano). Ne ho piene le scatole della solita retorica di eroi che rischiano la vita per pochi euro. Non si acquisisce lo status di eroe per il semplice fatto che s'indossa una divisa. Sono le azioni che ti rendono eroe (o criminale), e non il distintivo; anche se la divisa, un pò come il mantello di super man, ti fa sentire onnipotente, intoccabile. Stefano Gugliotta, pestato senza motivo è solo l'ultima di una lunga serie di vittime della polizia. Avete capito bene, vittime della polizia, quel corpo che viene pagato per "garantire democrazia, giustizia e libertà". Non me ne frega niente della "rigorosa" inchiesta disposta dal capo della poliza Manganelli (mai cognome fu più appropiato), la sospensione della democrazia, o meglio l'umiliazione della democrazia nel luglio 2001 durante il G8 di Genova, la ricordiamo tutti. Come ricordo l'omertà diffusa tra le forze dell'ordine, inerente a quei fatti. Ricordo la medaglia data a Placanica per aver ucciso un ragazzo. Non dimentico, neanche il global forum di Napoli nel marzo del 2001 con la trappola tesa ai manifestanti a piazza Municipio, e le torture alla caserma Raniero ed i ragazzi prelevati a forza dagli ospedali, compreso due ragazzini che avevano avuto un incidente col motorino.Cose del genere hanno un nome ben preciso, si chiamano rastrellamenti. Atti degni delle truppe naziste. Per questo dico, che il centro sinistra farebbe bene, a non fingere di fare la parte degli indignati, perchè nel marzo 2001 erano loro al governo, seppur ancora per poco. É stato il centro sinistra a non creare una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova. Non ci provate a strumentalizzare questi episodi di cronaca, perchè quando potevate fare qualcosa, non lo avete fatto per paura di perdere consensi. La politica...agisce solo in funzione del tornaconto personale. Ai politici manca il coraggio, questa è la verità. Voglio, pretendo che siano previste le aggravanti per i reati commessi dalla poliza, pretendo che il poliziotto che si macchia di qualsiasi reato, fosse anche uno schiaffo dato senza motivo, venga radiato dal corpo. Pretendo che i poliziotti siano chiaramente identificabili sempre, in particolar modo quando sono in assetto antisommossa, voglio che indossino pettorine con numeri identificativi scritti in grande e voglio che questi numeri siano presenti anche sui caschi. Basta con la favola del poliziotto per vocazione, se si entra in polizia o nei carabinieri, è per lo stipendio, per il posto fisso. Non ci sono altri motivi, non veniteci a raccontare balle.

Vincenzo Borriello

lunedì 10 maggio 2010

Attacchi a Saviano: il mandante è sempre lo stesso


Ci risiamo con gli attacchi a Saviano, il mandante è sempre lo stesso, inutile dire il nome;sapete tutti a chi mi riferisco, ma voglio darvi un indizio. Non si tratta di Francesco Schiavone, ne di un qualsiasi altro affiliato ai Casalesi. L'esecutore materiale? Emilio Fede. Si propio lui, colui che dirige l'organo di partit... pardon colui che dirige il TG4...ma guarda non volendo ho fatto lo stesso giochetto che ama fare Fede, ossia quello di dire una cosa, la cosa che è il messaggio principale che vuol far passare, e subito dopo, correggersi, quando però ormai il messaggio è ormai giunto chiaro è forte. Eccone un esempio recentissimo propio a proposito di Saviano «...ha scritto dei libri contro la camorra, ma lo ha fatto tanta altra gente, senza fare clamore, senza andare sulle prime pagine, senza rompere... scusate, volevo dire senza disturbare la riflessione della gente che ha capito bene...»
Ha ragione Fede quando dice che Saviano non ha scoperto la camorra, è verissimo, ma il problema di fondo è che c'è chi la camorra, la mafia, vuole occultarla. Da giornalista (peccato basti avere una tessera per definirsi tali) dovrebbe peroccuparsi di chi la camorra la occulta, non di chi la denuncia. Forse per capire a fondo il problema, bisognerebbe vivere certi contesti ed in certi contesti. Vedere le attività commerciali chiudere per non pagare il pizzo, essere minacciati di morte, vedere l'auto bruciare sotto casa, essere svegliati nel pieno della notte dal fragore di un'esplosione ed restare esterrefatti al mattino quando si scopre che quello scoppio così forte è avvenuto a diversi km di distanza...e ti chiedi come sia stato possibile aver avvertito quel botto, in maniera così nitida e cosi forte al punto tale da svegliarti. La camorra non la si può capire leggendo le notizie sul giornale stando in una comoda e lussuosa villa alla periferia chic di Milano. Eppure do ancora una volta ragione a Fede, quando dice che ci sono stati magistrati morti (sono anche loro toghe rosse?) per combattere la camorra e la mafia.Ecco perchè sarebbe interessante sapere cosa ha da dirci Ciancimino, ecco perchè fa rabbrividire la frase di Borsellino quando dice a sua moglie: «Forse saranno i mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.» É sempre una questione di "mandanti". Saviano non è un eroe, nessuno lo dice, Saviano è uno scrittore, ma in questo paese scrivere...scrivere liberamente...scrivere in modo critico, scrivere in modo non allineato all'attuale maggioranza di governo diventa ogni giorno che passa sempre più difficile; forse più difficile della lotta alla mafia. Un'ultima cosa, un mio pensiero personale sul giornalismo, o meglio sull'essere giornalisti. Per me, fare il giornalista non vuol dire leggere le notizie scritte su di un foglio davanti a delle telecamere, fare ciò è qualcosa di simile a quello che fa un'annunciatrice quando annuncia i programmi della serata. A leggere sono capaci tutti, ma fare il giornalista è ben altro ed avere una tessera dell'ordine dei giornalisti non basta.

Vincenzo Borriello

sabato 8 maggio 2010

Ai nostri ministri piace guardare la TV

Si ha l'impressione che gli esponenti del nostro governo passino più tempo a guardare la tv che a lavorare per evitare che l' Italia faccia la fine della Grecia. Sembra inoltre che siano più preoccupati dell'immagine che si ha dell'Italia, che della sostanza. Infatti, negli ultimi tre gioni pare che, nonostante gli innumerevoli problemi da fronteggiare, (anche se il grade capo continua a dire che va tutto bene) esponenti del governo abbiano avuto il tempo di rilassarsi davanti la TV. Berlusconi a proposito del programma "Parla con me" della Dandini ha detto durante il consiglio dei ministri, che dovrebbe essere incentrato esclusivamente sui problemi del paese, «Come al solito, una trasmissione pagata con i soldi pubblici si diletta ad aggredire il governo.» É il caso di dire che un consiglio dei ministri, con ministri pagati profumatamente con soldi pubblici, si diletta a parlare di programmi televisivi; mi chiedo se abbiano avuto anche il tempo di parlare del prossimo allenatore del Milan. Non è tutto, il ministro del Turismo Micaela Brambilla, riferendosi alle anticipazioni mandate in onda durante Anno Zero, del film documentario "Draquila" di Sabina Guzzantiha detto: «Mi riservo di dare mandato all'avvocatura dello Stato per i danni che queste immagini potrebbero arrecare al nostro paese.» Vorrei chiedere...anzi forse tutti dovremmo chiedere alla signora ministro, noi Italiani, quelle stesse persone che a differenza sua e dei suoi colleghi ministri, abbiamo un futuro incerto (per non dire che il futuro non ce lo abbiamo) a chi dovremmo dare mandato per i danni d'immagine che ha avuto il nostro paese per le vicende dei "party" con giovani ragazze tenutesi nelle innumerevoli case del Presidente del consiglio? Fa un certo effetto pensare che mentre per l'uomo che dovrebbe risolvere i gravi problemi del nostro paese, una notte di divertimento puo valere anche 2000,00 euro (se non di più) quando con una somma del genere, una famiaglia media, se è fortunata, ci deve vivere, o forse sarebbe il caso di dire sopravvivere, per due mesi. Poi c'è Bondi che declina l'invito al festival di Cannes, non perchè è impegnato con tutte le sue forze a trovare una soluzione ai problemi della gente che paga il suo stipendio, semplicemente declina l'invito perchè, parole sue: «il ministro della Cultura annuncia di aver declinato l'invito a essere ospite sulla Croisette. Motivo del forrfait: il "rincrescimento" e lo "sconcerto" per "la partecipazione di un'opera di propaganda, Draquila, che offende la verità e l'intero popolo italiano.» Personalmente non mi sento offeso, eppure sono italiano. Trovo invece poco educato rifiutare un invito ufficiale da parte di un festival così prestigioso. Cari ministri, signor presidente del consiglio, visto che vi piace tanto guardare la tv, vi consiglio un bel reality, L'isola dei cassaintegrati, l'unico programma che rischia di avere più partecipanti che telespettatori.

Vincenzo Borriello

giovedì 6 maggio 2010

Crisi greca:Non solo una questione economica.Un approccio multidimensionale al problema

Stampa ed altri mezzi d'informazione, nell'analizzare, o semplicemente raccontare, la crisi greca, stanno avendo un approccio unidimensionale. É come se si trattasse di una faccenda meramente economica. Spinti, forse, dal fatto che la crisi greca sta influendo ed infuilrà negativamente sui mercati europei e non solo. Vorrei considerare ulteriori aspetti di quanto sta accadendo oggi in Grecia, vorrie pormi delle domande, che magari a qualcuno potrebbero risultare non centralli rispetto al problema, ma che a mio avviso possono aiutare ad avere un quadro dell'insieme piu completo. Mi rendo conto che vista dall'esterno, a noi interessino solo le ricadute sulla nostra economia (ma chi ci dice che non abbiamo imboccato la stessa strada della Grecia), ma l'aspetto econimico non è l'unico aspetto sociale che va considerato. Innanzitutto mi pongo la domanda: In Grecia stiamo assistendo ad una serie di scioperi oppure stiamo assistendo ad una rivolta? La mia opinione è che in Grecia stiamo assistendo ad una rivolta seppur ancora al suo stadio embrionale. Fatto sta che l'escalation di violenza sta salendo, e la rivolta è per sua natura violenta a differenza dello sciopero che ha solitamente vità breve, circoscritta.Ricordo inoltre che la tensione sociale in Grecia ha iniziato ad aggravarsi dal 2008, quindi i segnali c'erano tutti, sebbene qualcuno, ingenuamente o "scientificamente" volesse circoscrivere gli incidenti di quei giorni all'area antagonista. In realtà quei giorni erano solo l'anticamera di ciò che sta accadendo oggi. In quei giorni il magma del malessere sociale stava lentamente ma inesorabilmente salendo in superfice. Si trattava e ancora si tratta solo di una questione di tempo. Altra domanda che mi pongo: Quali risvolti può avere la crisi greca sui flussi migratori verso gli altri paesi europei?
Il 10% della popolazione greca è immigrata.Dalle coste turche migliaia e migliaia di afgani, iraniani, somali, eritrei, palestinesi sbarcano ogni anno nelle piccole isole come Samos e Mitilini. Questi fulssi migratori, negli ultimi 10 anni sono diventati particolarmente costanti. Aggiungiamo che in Grecia si diventa cittadini greci grazie al diritto di sangue. Il risultato è che gli immigrati di seconda generazione sono apolidi. Non è difficile immaginare che, giocoforza, i flussi migratori che fino ad ora convergevano verso la Grecia, devieranno su altri paesi, tra cui sicuramente l'Italia. Non solo, i Greci, forti della loro apparteneza all'Unione Europea potrebbero, mossi dalla disperazione, emigrare verso gli altri stati europei ( questo volendo ipotizzare un caso estremo), oltre ovviamente agli immigrati, sopratutto irregolari, che al momento si trovano in terra ellenica. Fermo restando che va dato a queste persone tutto il supporto necessario, ci stiamo muovendo per fronteggiare questa situazione? Chi di dovere, ha preso in considerazione questi aspetti? Ne dubito fortemente. La speranza è che l'immissione di liquidità nelle casse greche da sola sia sufficiente ad evitare il peggio; ma, in concreto quanto, la speranza in termini pratici aiuta? La crisi Greca, indubbiamente è figlia dell'evasione fiscale e della corruzione. Alla luce anche delle recenti notizie di cronaca che vedono coinvolti i nostri politici in giri di tangenti, acquisti di case sospetti ecc, e considerando la patologica evasione fiscale italiana, quanto siamo lontani (o vicini se preferite) noi dal vivere un' esperienza simile a quella della terra di Platone ed Aristotele?

Vincenzo Borriello

mercoledì 5 maggio 2010

Sciopero in Grecia, tafferugli davanti al parlamento Le vittime in un palazzo che ospita una banca


ATENE - Sono tre i morti in seguito agli incidenti odierni in una banca di Atene, la Martin Egnatia Bank nel centro della citta'. Mentre quattro persone sono state estratte ancora vive dall'agenzia. Lo riferiscono fonti della polizia riportate dalla France Presse. La banca e' stata attaccata con ordigni incendiari durante gli incidenti ai margini delle manifestazioni di oggi contro il piano di austerita'. Altri edifici sono in fiamme nel centro della citta'. Secondo i vigili del fuoco incendi sono stati appiccati anche un edificio della provincia e a uno delle imposte.
La polizia ha risposto con gas lacrimogeni all'attacco di gruppi di giovani ai margini della manifestazione contro il piano di austerità. Secondo fonti giornalistiche incidenti sono avvenuti anche a Patrasso e Salonicco. Giovani a faccia scoperta continuano ad attaccare davanti al parlamento ateniese la polizia con lanci di pietre e di bombe molotov. Gli agenti rispondono con brevi cariche. Non ci sono notizie di feriti o fermi. Gli incidenti più gravi sono segnalati a Patrasso dove la polizia ha fatto uso più volte di bombe lacrimogene contro gruppi di dimostranti violenti ai margini delle manifestazioni ufficiali che hanno anche dato fuoco a cassonetti dell'immondizia. Incidenti non gravi a Salonicco, a Ioannina e a Corfu.

Fonte

La libertà di stampa non è mai troppa


Ci sono affermazioni, che, a seconda di chi le dice, aumenta il grado di gravità. Un comune cittadino che afferma: «In Italia c'è fin troppa libertà di stampa», non è lo stesso se a dirlo è un uomo politico. Peggio, molto peggio, se a dirlo è il primo ministro della Repubblica DEMOCRATICA Italiana. Ci sono cose per cui il vecchio detto "Il troppo storpia" non può essere applicato; è il caso della libertà di stampa. Mi chiedo se ha fatto più male a Berlusconi frequentare Putin o se abbia fatto più male a Putin frequentare Berluconi. Chi ha influenzato chi? (quello che è certo è che i due sono molto amici, chi sa cosa hanno in comune...) Pare infatti, che a nessuno dei due piacciano i giornalisti che parlano troppo, e per parlare troppo intendo dire, scrivere cose scomode per i loro interessi (povera Politoskaia). Lasciamo perdere la Russia, che per il semplice fatto di dare diritto al voto, si definisce uno stato democratico e torniamo alla politica interna. Quando la propaganda, che attenzione è anche "legittima" durante le campagne elettorali, diventa una costante durante tutta la legislatura, allora viene meno la funzione del governo, perchè c'è una differenza tra il governare ed il propagandare. É l'azione di governo responsabile che permette ad un paese di funzionare, la propaganda serve solo ad ottenere consensi, ma i consensi servono al singolo. Cosa c'entra comparare il giudizio positivo dato dall'OCSE sulla protezione civile italiana con altri giudizi ben poco lusinghieri come nel caso della libertà di stampa? Trucchetti propagandistici! Si accosta una notizia positiva ad una negativa per sminuire quest'ultima e non a caso si parla prima della notizia positiva e poi di quella negativa, perchè è cosi che si ottiene più facilmente l'effetto desiderato. Non si governa un paese dicendo siamo i più bravi, i più belli, i più simpatici ecc. Dire "abbiamo fin troppa libertà di stampa" è come dire che abbiamo fin troppa democrazia. Sentire poi il leader di un partito che si chiama Popolo della Libertà, lamentarsi della libertà, o almeno della libertà altrui (perchè alla fine è questo il nocciolo della questione) suona quantomeno strano. Pregherei il premier di darci la sua difinizione della libertà, di modo che possiamo aggiornare i vari dizionari.

Vincenzo Borriello

martedì 4 maggio 2010

Anche i ministri soffrono, parola di Scajola


«Sto vivendo da dieci giorni una situzione di grande sofferenza» sono le parole dell'ormai ex ministro Scajola, dimissionario (era ora) per il presunto acquisto di un appartamento a Roma pagato con soldi in nero. Non intendo stare qui a dire se Scajola sia innocente o meno. Non sono un magistrato, e riconosco all'ex ministro il diritto di essere considerato innocente fino a prova contraria. Quello che non capisco, però, sono certe affermazioni :«Un ministro della Repubblica, non può sospettare di abitare in una casa in parte pagata da altri.» Cosa vuol dire sospettare? Credo che se una persona vada a comprare un bene qualsiasi, sa se lo paga di tasca sua o meno, a maggior ragione se si tratta di un bene dal valore di diverse centinaia di migliaia di euro. Immaginate la scena; siete al alla guida di un auto. La polizia vi ferma per un controllo di routine e vi chiede: è sua questa macchina? Cosa rispondereste? «Non lo so mi faccia fare mente locale, sa... potrei averla acquistata io ma ora che mi ci fa pensare potrebbe essere che l'abbia pagato qualcun altro al mio posto in un eccesso di generosità. Che vuole che le dica, con tanti soldi che mi girano in tasca si fa fatica a capire quali sono i miei e quali no...» A quel punto cosa dovrebbe fare il poliziotto?

A) Se siete un ministro, il poliziotto potrebbe lasciarvi andare non prima di avervi consegnato un biglietto con le sue generalità. Conoscere un politico è sempre utile se si vuole essere trasferiti vicino casa

B)Se siete dei poveri cristi, il poliziotto potrebbe voler andare in fondo alla faccenda e fare degli accertamenti approfonditi su di voi. Capire di chi sia l'auto, come ve la siete procurata.

C) Beccate il poliziotto permaloso, collezionista di dvd e gadget vari di Rambo e l'ispettore Callagan. Incazzato nero perchè al G8 di Genova hanno mandato tutti tranne lui. Memore delle parole dette da Scajola: «Tolleranza zero»,vi afferra per le orecchie e vi fa uscire fuori attraverso il finestrino, dopo di che vi mena intonando faccetta nera

Spero per voi che siate dei ministri, tanto per non passare un brutto quarto d'ora. Un'altra cosa che mi chiedo è perchè ogni volta (succede di raro per la verità) che qualcuno presenta le dimissioni, Berlusconi invita ad andare avanti. Ancora di più, mi chiedo, perchè tutti questi signori ci tengono sempre a precisare che il grande capo,nella sua immensa bontà, invita il dimissionario a restare. Forse Berlusconi teme che accettando le dimissioni aumenti il tasso di disoccupazione? Tranquillo sign. on. gran. President del Consiglio non accadrà questo. Con tanti disoccupati chi vuole se ne accorga che ce ne sia uno in più; poi se i dati statistici sull'occupazione li rilevano i suoi sondaggisti (che sicuramente sapranno la differenza tra un sondaggio ed un'indagine statitica campionaria) di che si preoccupa?

Vincenzo Borriello

lunedì 3 maggio 2010

Prete scarica da pc parrocchia foto pedopornografiche: indagato e cacciato


ROMA (3 maggio) - Utilizzava il computer della parrocchia per collegarsi a Internet e scaricare da un forum foto porno che ritraevano minori «nel corso di rapporti sessuali». Per questo un giovane sacerdote polacco è stato indagato dal pm Pietro Pollidorio della Procura di Roma, che gli contesta il reato di pedopornografia.

Il prete si sarebbe collegato nel giugno del 2006, tra il 12 e il 19 giugno, quattro volte dal pc della parrocchia. A scoprire il fatto sono stati gli agenti della polizia postale di Torino, oltre un anno fa, nel corso di una vasta operazione contro la pedofilia sul web. Il sacerdote, nel frattempo, ha lasciato la chiesa dove era stato inviato nella Capitale, nella zona tra la Prenestina e Casilina.

Fonte

proteste in Iran

domenica 2 maggio 2010

Articoli ad orologeria


Quante volte abbiamo sentito parlare di inchieste della magistratura ad orologeria? Tantissime! In pratica ogni inchiesta partita dal 1994 in poi, che interessava Berlusconi o qualcuno dei suoi uomini, automaticamente veniva, e viene, etichettata come "un'inchiesta ad orologeria". Sarebbe, forse, il caso di chiedere il permesso ai diretti interessati sui tempi e modi per avviare le varie inchieste, così tanto per non dar fastidio; ma non è questo l'argomento di cui voglio trattare oggi, bensì un altro: "Gli articoli ad orologeria". Partiamo dal caso più recente che vede coinvolto Italo Bocchino. Il 30 aprile IL GIORNALE, la cui propietà sappiamo tutti a chi è riconducibile, titola :«La Rai, le fiction e i parenti dei politici: quei 6 milioni alla moglie di Bocchino» mentre il 28 aprile sempre IL GIORNALE titolava: «Rai, un milione alla "suocera" di Fini» nell'articolo si enfatizza il fatto che La madre di Elisabetta Tulliani (compagna di Fini) è la titolare della società che cura un programma di scarso share sulla prima rete (Ma come? ci preoccupiamo dello share e poi vogliamo chiudere Anno Zero che fa ascolti da record?). Notizie interessanti, certo, ma da quando una certa stampa si preoccupa del conflitto d'interessi? Più interessante di queste notizie forse è una domanda: come mai si decide di pubblicare solo oggi certi articoli? Come mai si tirano fuori gli scheletri dall'armadio (se cosi si puo dire) di Bocchino solo dopo la sua polemica partecipazione alla trasmissione di Paragone su Rai 2? Sarebbe logico dare certe notizie uno, due giorni dopo che il "fatto" sia accaduto. Nel gioralsimo, ancora di più da quando ci sono i giornali web, le notizie vanno date con tempestività, a meno che...a meno che qualcuno non voglia farci credere i due notizioni dati dal giornale di Feltri (e rilanciate da Libero, diretto da Balpietro) siano giunte alle orecchie dei reporter di Feltri solo negli ultimi gioni di aprile; ma se cosi fosse, sarebbe il caso che iniziassimo a credere anche alla befana. Ecco allora che spuntano fuori, al momento opportuno, gli articoli ad orologeria pronti a colpire personaggi scomodi, dissidenti o d'intralcio ai piani di "sua emittenza"...se poi tutto questo è un caso fortuito...beh io il mio regalo alla befana l'ho gia chiesto, voi cosa aspettate?

Vincenzo Borriello