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giovedì 6 maggio 2010

Crisi greca:Non solo una questione economica.Un approccio multidimensionale al problema

Stampa ed altri mezzi d'informazione, nell'analizzare, o semplicemente raccontare, la crisi greca, stanno avendo un approccio unidimensionale. É come se si trattasse di una faccenda meramente economica. Spinti, forse, dal fatto che la crisi greca sta influendo ed infuilrà negativamente sui mercati europei e non solo. Vorrei considerare ulteriori aspetti di quanto sta accadendo oggi in Grecia, vorrie pormi delle domande, che magari a qualcuno potrebbero risultare non centralli rispetto al problema, ma che a mio avviso possono aiutare ad avere un quadro dell'insieme piu completo. Mi rendo conto che vista dall'esterno, a noi interessino solo le ricadute sulla nostra economia (ma chi ci dice che non abbiamo imboccato la stessa strada della Grecia), ma l'aspetto econimico non è l'unico aspetto sociale che va considerato. Innanzitutto mi pongo la domanda: In Grecia stiamo assistendo ad una serie di scioperi oppure stiamo assistendo ad una rivolta? La mia opinione è che in Grecia stiamo assistendo ad una rivolta seppur ancora al suo stadio embrionale. Fatto sta che l'escalation di violenza sta salendo, e la rivolta è per sua natura violenta a differenza dello sciopero che ha solitamente vità breve, circoscritta.Ricordo inoltre che la tensione sociale in Grecia ha iniziato ad aggravarsi dal 2008, quindi i segnali c'erano tutti, sebbene qualcuno, ingenuamente o "scientificamente" volesse circoscrivere gli incidenti di quei giorni all'area antagonista. In realtà quei giorni erano solo l'anticamera di ciò che sta accadendo oggi. In quei giorni il magma del malessere sociale stava lentamente ma inesorabilmente salendo in superfice. Si trattava e ancora si tratta solo di una questione di tempo. Altra domanda che mi pongo: Quali risvolti può avere la crisi greca sui flussi migratori verso gli altri paesi europei?
Il 10% della popolazione greca è immigrata.Dalle coste turche migliaia e migliaia di afgani, iraniani, somali, eritrei, palestinesi sbarcano ogni anno nelle piccole isole come Samos e Mitilini. Questi fulssi migratori, negli ultimi 10 anni sono diventati particolarmente costanti. Aggiungiamo che in Grecia si diventa cittadini greci grazie al diritto di sangue. Il risultato è che gli immigrati di seconda generazione sono apolidi. Non è difficile immaginare che, giocoforza, i flussi migratori che fino ad ora convergevano verso la Grecia, devieranno su altri paesi, tra cui sicuramente l'Italia. Non solo, i Greci, forti della loro apparteneza all'Unione Europea potrebbero, mossi dalla disperazione, emigrare verso gli altri stati europei ( questo volendo ipotizzare un caso estremo), oltre ovviamente agli immigrati, sopratutto irregolari, che al momento si trovano in terra ellenica. Fermo restando che va dato a queste persone tutto il supporto necessario, ci stiamo muovendo per fronteggiare questa situazione? Chi di dovere, ha preso in considerazione questi aspetti? Ne dubito fortemente. La speranza è che l'immissione di liquidità nelle casse greche da sola sia sufficiente ad evitare il peggio; ma, in concreto quanto, la speranza in termini pratici aiuta? La crisi Greca, indubbiamente è figlia dell'evasione fiscale e della corruzione. Alla luce anche delle recenti notizie di cronaca che vedono coinvolti i nostri politici in giri di tangenti, acquisti di case sospetti ecc, e considerando la patologica evasione fiscale italiana, quanto siamo lontani (o vicini se preferite) noi dal vivere un' esperienza simile a quella della terra di Platone ed Aristotele?

Vincenzo Borriello

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