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venerdì 4 giugno 2010

Intervista a Vincenzo Borriello sul forum autori esordienti


Una nuova intervista, questa volta per la rubrica Oltre il nome ed il cognome curata da Barbara Risoli, che ringrazio. L'intervista puo' essere letta anche qui

1. Autore relativamente giovane che ovviamente ama scrivere, ma com’è e chi è Vincenzo Borriello come persona? Quali le sue passioni? E come tali influiscono sulla narrazione?

Sono una persona che crede fortemente nelle sue idee e per esse lotta pur di portarle avanti, indipendentemente dalle conseguenze. Sono una persona “scomoda”…o mi si accetta per così come sono oppure lasciarmi perdere, sarà meglio per entrambi. Le mie passioni sono l’heavy metal ed il calcio. Più che essere queste ultime ad influire sulla narrazione, direi che sono i miei ideali ad influire, almeno per questa prima opera “L’uomo che amava dipingere”

2. Quante pubblicazioni hai all’attivo e cosa ricordi del momento in cui hai realizzato di essere edito? Quali le emozioni? Quali le aspettative? E, perché no?, quali le delusioni, se ce ne sono state?

Al momento ho all’attivo una sola pubblicazione. Cosa ricordo del momento in cui ho realizzato di essere stato edito? Beh la prima cosa che ho pensato in quel momento è stata che avevo fatto bene a non piegarmi allo squallore dell’editoria a pagamento, che non esito a definire il cancro dell’editoria. Le aspettative sono quelle di far girare il più possibile il mio nome per preparare il “terreno” alle prossime pubblicazioni. Per quanto riguarda le delusioni, ora è presto per parlarne, il libro è uscito a febbraio, magari risentendoci tra un tre o quattro mesi potrò dirti se ce ne sono state ed in che misura.

3. ‘Studiandoti’ ho avuto sentore di riscatto, nel senso che i tuoi personaggi sembrano avere quell’alone di sconfitta destinata ad essere vittoria sul mondo. Mi sbaglio?

Non sbagli affatto e mi fa piacere che un messaggio del genere sia passato. Sono solito dire che soltanto chi non lotta perde.

4. Questa è una domanda un po’ strana, ma te la faccio. Quando scrivi per chi parteggi? Mi spiego, la tua narrazione ‘difende’ i deboli o tiene per il più forte? Chi è lo sconfitto e chi il vincitore alla fine di un tuo romanzo?

“L’uomo che amava dipingere” è una difesa dei deboli. Amo andare contro il potere, adirla tutta amo andare “contro” in generale

5. Prima di parlare del tuo libro, è d’obbligo una mia riflessione (che potrai pure contraddire, si intende). In un periodo come il nostro, in un tempo come il nostro, con gli accadimenti che ci circondano, con il terrorismo alle porte, scelta coraggiosa quella di toccare il mondo dell’Islam con le sue regole. Perché? La tua appare come una condanna e non è poco. Sei coraggioso o incosciente? Aggiungo, hai scelto il paese arabo più conservatore: le tue descrizioni sono frutto del tuo mero pensiero coniugato alla conoscenza o hai avuto modo di ottenere delle testimonianze dirette?

Il terrorismo alle porte non lo vedo. Poi bisognerebbe capire cosa intendi tu per terrorismo. Da come la vedo io terrorismo è anche un caccia americano che bombarda villaggi con la scusa di voler uccidere terroristi, poi scosti le macerie ed escono bambini morti. Terrorismo è Bush che quotidianamente diceva che siamo circondati da kamikaze e che la democrazia è in pericolo. Terrorismo sono i massacri compiuti dai russi a discapito del popolo ceceno. La parola terrorismo risente fortemente del background ideologico di chi la pronuncia. È per questo che un uomo bomba riesce ad essere al tempo stesso un martire, un eroe, un patriota per la sua gente, ed un terrorista assassino per chi ne è o si sente vittima. Numerosi studiosi nel corso degli anni hanno cercato di dare una definizione di terrorismo, da Pisano a Jenkins, passando per Laqueur e Poland, senza giungere ad una definizione univoca. Indubbiamente comunque andare a toccare il mondo islamico è stata una scelta “coraggiosa”, ma sia chiaro io non condanno l’islam, ma condanno l’uso strumentale e politico che si fa di esso; ma è un discorso da estendere a qualsiasi religione. Nel libro cerco di riabilitare l’immagine degli iraniani e dei musulmani in generale, rifiutando l’immagine folkloristica che ci viene imposta. Il problema a mio avviso è che mentre in occidente da diverso tempo si è ha avuto una separazione tra la sfera politica e quella religiosa, anche se quotidianamente il clero ed una parte politica spingono per una riunificazione delle due sfere, in alcuni paesi del medio oriente questa separazione non è ancora avvenuta con la conseguenza che oggi abbiamo regimi che pretendono di governare la società civile secondo precetti religiosi, per giunta interpretati come fa comodo a loro. Non credo poi che l’Iran sia il paese più conservatore, che dire allora dell’Arabia Saudita? Ti racconto un episodio su tutti. In questo paese qualche anno fa una donna fu arrestata perché trovata alla guida. Purtroppo non si può parlar male dell’Arabia Saudita, ancor meno si può essere nemici, perché ci sarebbero gravi conseguenze per l’economia mondiale e soprattutto per quella americana dove è immessa una gran quantità di liquidità Saudita. Se gli arabi ritirassero i loro capitali da quel paese, altro che crisi del 29

6. L’UOMO CHE AMAVA DIPINGERE. Romanzo che parte da un presupposto che per noi occidentali ha del ridicolo, mentre per la cultura islamica è qualcosa di estremamente delicato: la nudità. Oltre ad una brevissima sinossi, spiega il motivo di questa scelta. Nella trama vi è il tema dell’omosessualità, altro punto dolens della cultura islamica: posso chiederlo? Pungi o semplicemente rendi noto?

Guarda, se considerato da un punto di vista religioso, personalmente troverei ridicolo il 95% delle cose. Non mi piace poi parlare di cultura islamica, preferisco parlare di religione. Cultura è una parola più ampia che ingloba vari aspetti, tratti di un popolo e la religione è solo un tratto culturale, non la cultura. La nudità diventa qualcosa di “delicato” solo se si è dei fondamentalisti, poco importa a questo punto se si è cristiani o musulmani. Si tende a dimenticare che l’emancipazione femminile in Italia è qualcosa di molto recente ed ancora incompleta. E la religione cristiana ha rappresentato un freno per questa emancipazione. Anche le nostre donne fino a 60 anni fa nel profondo sud giravano con i veli in testa, ma forse ci piace dimenticare certe cose. Con il libro o voluto informare, o quanto meno ribadire, certe palesi violazioni dei diritti umani. Trovo assurdo condannare alla pena di morte un omosessuale, ma trovo assurda la pena di morte in generale, così come è assurdo che in Italia non c’è l’aggravante del reato commesso a sfondo omofono. Come vedi non dobbiamo illuderci di essere così culturalmente evoluti noi occidentali. La strada da fare è ancora lunga.

7. I nomi non si fanno, ma cosa trovi fuori luogo nella produzione esordiente italiana in campo letterario?

Fuori luogo trovo l’eccessiva facilità con cui si può pubblicare un libro. In questo ancora una volta sono gli editori a pagamento che illudono l’autore di aver scritto un capolavoro quando in realtà mirano ai suoi soldi. Questo impedisce una crescita dell’autore stesso. Sia chiaro con questo non sto dicendo che chi pubblica pagando ,non abbia fatto un buon libro, ma è pur vero che per soldi c’è chi è disposto a pagare qualsiasi schifezza e c’è chi ha anche le prove

8. Dare di piglio al portafoglio. Convinci chi sta visionando questa intervista a leggerti e specialmente a comprarti. Vietate le minacce, ammesse le suppliche. Vai.

Se vi interesano i romanzi “impegnati” questo è il libro che fa per voi, le recensioni fino ad ora sono state ottime, il che, credo, sia un punto a mio favore

Ti ringrazio per la gentilezza.

Grazie a te per l’opportunità concessami

Intervistatrice: Barbara Risoli

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